Il chiostro

Un tempo congiunto a un’ampia area verde che si estendeva fino alle pendici del Gianicolo, oggi scomparsa perché destinata a edilizia scolastica, il chiostro (cortile porticato all’interno di un complesso monastico, spesso impiegato per la coltivazione di piante officinali o decorative) nel corso dei secoli ha subito una serie di variazioni dettate dai diversi usi dell’edificio.

Negli anni Sessanta il Comune di Roma si impegnò per trasformare l’edificio nel museo che vediamo oggi, tramite un progetto di recupero architettonico, firmato da Attilio Spaccarelli con la collaborazione di Fabrizio Bruno, che riportò alla luce tutta l’architettura commissionata dalle monache nel 1723 a Francesco De Sanctis, recuperando dunque anche l’antico chiostro.

Chiostro S.Egidio

Ad oggi, le arcate a tutto sesto che lo circondano sono chiuse da vetrate, così da ottenere uno spazio consono alla funzione espositiva; l’area all’aperto viene talvolta utilizzata durante la stagione estiva per ospitare concerti, spettacoli teatrali e di danza, il tutto all’ombra di un imponente cedro dell’Himalaya.

All’interno si trovano dei reperti scultorei, che alla metà del secolo scorso si presentavano riuniti a formare una piccola struttura addossata al lato est del chiostro. Si tratta di tre colonnine (4) (5) (6), elementi di reimpiego forse pertinenti a una delle chiese originariamente incluse nell’edificio all’epoca della fondazione del monastero (inizio XVII secolo); una lastra (1), intagliata con motivi a rosette e stelle, per la quale possiamo considerare le stesse origini; un torso di animale accosciato (3), probabilmente un felino; un piccolo cippo (7); un gruppo con putti (2), che apparteneva invece a una fontana, oggi assente, ma che da documenti d’archivio e fotografie d’epoca si può desumere sia sempre stata presente.

Palina chiostro

superficie complessiva m2 500 circa
porticato m2 150 altezza m 5.50
prato m2 400 circa

Info concessione spazio: valorizzazione.sovrintendenza@comune.roma.it