Calogero Cascio. Picture Stories, 1956-1971
Oltre 100 stampe fotografiche ripercorrono, per la prima volta, l’attività e la personalità del fotoreporter siciliano, uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento
La mostra rende omaggio per la prima volta all’attività di uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento, Calogero Cascio (Sciacca - AG, 1927 / Roma, 2015), fotoreporter siciliano che, dalla metà degli anni Cinquanta ai primi anni Settanta, raccontò, attraverso il suo sguardo fotografico, situazioni e momenti tra i più significativi dell’epoca.
La mostra, insieme al catalogo che l’accompagna, rappresenta il primo lavoro antologico e storico-critico dedicato al fotoreporter siciliano. Il percorso espositivo ripercorre, attraverso una serie di oltre 100 tra stampe fotografiche originali d’epoca e stampe recenti da negativi originali, non solo il suo impegno e la qualità professionale nel testimoniare un racconto visivo di quasi vent’anni di storia fatta di uomini, luoghi ed eventi, ma anche l’opportunità per apprezzare una personalità sagace, ironica, pronta al confronto, attiva nel contribuire al dibattito sulla cultura fotografica nazionale.
Stabilitosi a Roma nel 1949, dopo gli studi universitari e una breve carriera di medico nelle borgate romane, Cascio sceglie la professione di fotoreporter ed entra in contatto con il mondo dell’editoria che aveva visto la nascita, nel dopoguerra, di importanti periodici illustrati come “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio dal 1949 al 1966, e “L’Espresso”, fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti ed Eugenio Scalfari. Proprio con “Il Mondo” stabilisce un rapporto privilegiato, un continuo e vivace scambio di opinioni con il suo direttore che, a suo parere, tende a pubblicare «foto belle, ma poco “vigorose”», nelle quali è assente lo spirito del vero fotogiornalismo, il racconto della storia e dei suoi conflitti, di cui la guerra nel Vietnam era il simbolo.
Molte sono le immagini di Cascio pubblicate su “Il Mondo” tra il 1957 e il 1966, oggi conservate nel fondo fotografico del settimanale presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, alcune delle quali esposte in questa mostra, costituendo uno dei principali “corpus” fotografici dell’autore siciliano, oltre all’archivio dello stesso Cascio.
Con i fotografi Caio Garrubba, Antonio e Nicola Sansone condivide l’ideale del reportage giornalistico come azione “politica” e, insieme a loro, fonda nel 1963 l’agenzia RealPhoto, contribuendo con Ermanno Rea, Plinio De Martiis, Franco Pinna alla “scuola romana” del fotogiornalismo.
Nel 1963 il più attento critico della fotografia italiana di quegli anni, Piero Racanicchi, recensiva sulla rivista “Popular Photography” il servizio fotografico realizzato da Cascio nella città indiana di Chandigarh, progettata ex novo un decennio prima da Le Corbusier: «Calogero Cascio ha il pregio di scrivere nella stessa maniera in cui fotografa: la sua intelligenza visiva lo porta verso uno stile narrativo sciolto e scorrevole, fatto di impressioni e di riflessioni, che punta al nocciolo delle cose, scarta le situazioni marginali, affronta gli argomenti con immediatezza, di fronte, senza concedere nulla alla fantasia e al descrittivismo».
La sua indagine “sociale” e la tensione di testimone degli eventi non lo portano, quindi, a esplorare solo le strade e le campagne della Sicilia e le aree periferiche di Roma e di molte altre realtà italiane, ma lo conducono a indagare anche i territori oltre confine, a visitare a lungo molti Paesi del medio e dell’estremo Oriente – Israele, Egitto, Vietnam, India, Nepal, Laos, Thailandia – e del Sudamerica – Brasile, Perù, Colombia, Venezuela –, riportandone delle narrazioni visive, delle “storie per immagini” di impronta antropologica, sociologica e politica, caratterizzate però da uno sguardo empatico, capace di cogliere in ogni contesto il valore universale dell’uomo. È quello stesso sguardo che fin dalle sue prime fotografie, realizzate in Sicilia, sua terra natale, e scattate nei paesi dell’agrigentino piuttosto che a Palermo, lo guida nel testimoniare le condizioni di lavoro e i sottintesi politici che interagiscono nello sviluppo economico e sociale della regione, alimentando la cultura della mafia e la paura del cambiamento. Sono immagini di grande efficacia evocativa, nel segno della fotografia documentaria ma anche “umanista”, che negli anni Cinquanta indaga il Meridione italiano, con una “passione civile” che trova nella fotografia lo strumento per rivelare con lucidità intellettuale la realtà che si presenta allo sguardo.
Silvana Editoriale con testi di Monica Maffioli, Ferdinando Scianna e Francesco Zizola.
Informazioni
Dal 6 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022
Dal martedì alla domenica ore 10.00-20.00
Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura
Giorni di chiusura
Lunedì, 1 gennaio e 25 dicembre
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Tel. 060608 (tutti i giorni 9.00 - 19.00)
Promossa da
Roma Culture
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
In collaborazione con
Natalia e Diego Cascio, figli dell’artista
Organizzazione
Zètema Progetto Cultura
Sala stampa
Galleria
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