Il forno

A metà Ottocento i fornai romani sfornavano e vendevano diverse qualità di pane. I "fornai da stufa" o "venali" sfornavano pane bianco in pagnottelle (in file di dodici accoppiate a due a due) e pagnotte di prima qualità formate "del solo primo fiore finissimo di farina" e vendevano ad un prezzo più elevato; da quelli "casareccianti" o "casarecci" si acquistavano, ad un prezzo inferiore, pagnotte di seconda e di terza qualità.

Adriano Trojani, Interno di un forno, 1844

A loro volta i fornai da stufa si distinguevano per il maggiore o minor prezzo dei loro prodotti. La maggior parte del pane veniva tuttavia acquistato dai rivenditori al dettaglio, gli "orzaroli". Lo stile della panificazione e la qualità dei prodotti erano ormai condizionati più dalle richieste dei consumatori che dalle norme governative.
 Fino a qualche decennio addietro i "casareccianti" venivano chiamati "baioccanti". Vendevano infatti il "pane a bajocco" ("a mille lire", potremmo dire oggi ): la pagnotta era più pesante o più leggera a seconda del variare del prezzo del grano imposto dal Pontefice ma costava sempre un bajocco.

La panificazione avveniva di notte: l'impastatore impastava la farina nella madia fino a ridurre la pasta in pagnotte e sorvegliava la fermentazione, il pesatore pesava e tagliava la pasta in proporzione al peso che si voleva ottenere per il pane dopo cotto, l'infornatore regolava il calore del forno e sorvegliava la cottura.
 Alcuni fornai, sia "venali" che "casarecci", vendevano anche la semola e la pasta. Tutti dovevano tenere aperte le botteghe fino alle tre del mattino. L'uso di fare il pane in casa non era invece diffuso, tranne che tra gli aristocratici e presso le istituzioni di beneficenza che si incaricavano di distribuire il pane ai poveri.
 Il pane, elemento base dell'alimentazione popolare, era nell'uso tradizionale oggetto di prescrizioni e di divieti vigenti anche nell'agire quotidiano. Le pagnotte non dovevano mai esser posate sul tavolo capovolte ("si nno' ppiagne la Madonna", avverte Giggi Zanazzo) e se capitava che un pezzo di pane cadesse per terra bisognava raccoglierlo, baciarlo e, se si era sporcato troppo per poterlo mangiare, buttarlo nel fuoco.

Adriano Trojani, Interno di un forno, 1844
Dipinto

Adriano Trojani

1844
MR 792